SENZA TAGLIERE MA ANCHE SENZA SOTTOPENTOLA #Dekton

Ci sono cose che oggettivamente ti rivoluzionano la vita.
E sì, una casa nuova aiuta a cambiare la routine, ma
sono a mio avviso le scelte fatte “a monte”, ovvero materiali e tecnologia,
che danno spunto al vero cambiamento.

Come scegliere il piano di lavoro in cucina.
Che non è solo una scelta stilistica, anzi.
Quando ho scoperto il Dekton® mi sono resa conto
che è qualcosa di molto molto di più.

E’ avere una cucina a prova di batteri,
è “stare senza pensieri” in merito a graffi – macchie – abrasioni,
è liberarsi di taglieri e sottopentole, tanto
si può agire direttamente sul Dekton®.

Non è fantascienza.
Mi spiego meglio.

COS’E’ IL DEKTON
È una superficie composta da una miscelazione sofisticata
di materie prime, realizzata con l’esclusiva tecnologia “TSP” di sinterizzazione delle particelle,
che rappresenta una sorta di versione accelerata del cambiamento metamorfico
che la pietra naturale subisce quando viene sottoposta ad alte temperature e pressioni per migliaia di anni.
Il risultato è una superficie ultracompatta in grado di resistere ad alte e basse temperature,
e di non temere i a graffi, abrasioni e raggi UV.

PERCHE’ ME NE SONO INNAMORATA, NELLA PRATICA
Il Dekton® non conosce graffi ed è quindi possibile utilizzarlo direttamente
come tagliere (e vi sfido a farlo: culturalmente è una cosa che, le prime volte,
fa un certo effetto). Ma è anche possibile utilizzarlo per appoggiarvi
direttamente pentole bollenti o confezioni congelate.
Questi i più facili e immediati “effetti speciali” che questo
sorprendente piano di lavoro mi ha fatto scoprire.
Ma è ancora tutto in fase di “sperimentazione”
quindi a breve vi darò nuovi aggiornamenti.

Detto questo, ovviamente è anche una questione di stile
e bellezza, oltre che di possibilità di spaziare tra tutto un ventaglio di opzioni e di rese del materiale.

Io ho scelto il grigio “sabbia” di Dekton® Galema da abbinare
ad un mobilio bianco “caldo” così da risaltare
in tutto e per tutto. Questa superficie ha stregato
me ma anche mio figlio Leone, a cui posso concedere il lusso di
sbizzarrirsi in mille attività seduto o appoggiato sul piano della cucina senza la mia voce “attento”.